Letteratura per l’infanzia – Premio Letterario Internazionale Merano-Europa Settima edizione 2007
Carmen Valentinotti
Beppo il libraio
Il suo vero nome era Giuseppe, ma da oramai tantissimo tempo tutti lo chiamavano Beppo. Era un uomo sulla settantina con un volto quasi sempre propenso al sorriso che lo faceva sembrare un po’ più giovane. Abitava al terzo piano di una palazzina che aveva più o meno la sua stessa età, in una piccola città che d’inverno diventava proprio fredda e scura.
Era in pensione il signor Beppo, da qualche tempo; prima aveva lavorato come libraio in un negozio del centro. Qualche volta lo chiamavano ancora per dare una mano, per esempio quando si avvicinava il Natale. Lui era sempre felice di accettare perché aveva amato molto il suo lavoro. Il profumo della carta stampata gli evocava il piacere della lettura e gli metteva in movimento una curiosità tutta speciale che, come un folletto vivace, gli si insinuava dentro e non lo lasciava in pace finché non riusciva a leggere almeno qualche pagina.
Ne aveva letti di libri il signor Beppo! Per questo sapeva sempre dare un buon consiglio a chi ne voleva acquistare uno. Ora, pensionato, aveva tutto il tempo per dedicarsi alla lettura e passava ore sprofondato in poltrona con qualche volume aperto tra le mani. I suoi due gatti, Barba e Bietola gli facevano compagnia ronfando con gli occhi socchiusi.
Bisogna sapere anche che il signor Beppo aveva un insolito cognome, e fu proprio questo a fargli capitare i fatti di cui si vuole narrare: Natale, sì, proprio Natale, questo era il suo cognome. Perciò non ci si può stupire troppo del fatto che un mattino, aprendo la cassetta della sua posta, tra bollette e giornali, gli capitasse di trovare un mucchietto di lettere, tenute insieme da un semplice elastico e indirizzate a… Babbo Natale…
“Oh perbacco!” disse ad alta voce, “Il postino si è sbagliato! Bisogna che rimandi subito indietro queste lettere altrimenti qualcuno resterà senza il suo regalo!”
Poi però rimase assorto e un nuovo pensiero gli fece cambiare idea. “Oggi è il 23 dicembre, le lettere non arriveranno in tempo, è oramai troppo tardi!”
Rimaneva da fare un’unica cosa.
Il vecchio libraio tornò nel suo appartamento, si sedette al tavolo di cucina, inforcò i buffi occhialetti da presbite e si accinse ad aprire le lettere. Si sentiva un po’ come un bambino che sta per fare una monelleria ma, sapeva di farlo a fin di bene, perciò non esitò oltre.
“Nessuno resterà senza regalo di Natale per colpa dello sbaglio di un postino! Parola di Beppo Natale!” disse ad alta voce disturbando il quieto sonno di Bietola che aprì per un attimo un solo occhio.
La prima lettera era di Milena, una bimba di otto anni: “Caro Babbo Natale,” scriveva “ho molte bambole ma sono tutte magre e dure, ne vorrei una morbida e un po’ cicciotta. Mi piacerebbe che fosse di pezza come quella della mia compagna di banco.”
“Questo regalo non è un problema,“ pensò Beppo ”conosco una signora che confeziona bambole bellissime e le vende al mercato di piazza, ci andrò oggi stesso!”
Aprì la seconda lettera, era di Massimiliano: “Mi piace molto leggere”, diceva, “e vorrei che tu mi portassi il tuo libro preferito. Grazie, grazie, grazie!” aveva scritto poi tutto intorno.
“Che simpatico!” disse ad alta voce il signor Natale. Bietola pensò un pensiero da gatto: “Oggi non c’è verso di dormire in pace…”.
“Pinocchio, non c’è alcun dubbio, gli comprerò il libro delle avventure di Pinocchio…” sorrise tra sé il vecchio libraio, passando alla terza lettera.
Stefano scriveva: “Ho 9 anni (quasi) e vorrei tanto una play station. Sono stato abbastanza bravo a scuola anche se ogni tanto ho risposto male alla maestra. Ciao e buon Natale anche a te”.
Il signor Beppo si grattò la testa: “Play station?! Perbacco cosa sarà mai una play station? Questo è inglese di sicuro… station non c’è dubbio, vuol dire stazione…” borbottò alzandosi e dirigendosi verso la libreria del soggiorno. Trovò il dizionario: “ Play…, to play ” lesse a bassa voce, “giocare, suonare… Ah! Ho capito!” esclamò “Una stazione per giocare, ma è chiaro, questo bambino ha il trenino ma non ha la stazione… ci penserò io…”
Il signor Beppo aveva sempre avuto la passione dei trenini elettrici e, anno dopo anno, si era costruito un’intera ferrovia nello stanzino accanto al bagno. Binari e gallerie, locomotive e vagoni erano sistemati con grande cura; spostando la levetta del trasformatore tutto cominciava ad animarsi; il treno partiva, i passaggi a libello si abbassavano, le luci si accendevano… persone minuscole e alberi che sembravano veri completavano il paesaggio. Ogni tanto, il vecchio libraio giocava col suo trenino, sotto lo sguardo attento di Barba che avrebbe volentieri dato una zampata a quelle strane creature ronzanti.
Con la lettera di Stefano in mano e gli occhiali sulla punta del naso, Beppo entrò nel suo stanzino delle meraviglie; tolse da uno scaffale una scatola ancora avvolta nel cellophane: era una stazione e lui non l’aveva ancora montata. Fece per uscire ma poi si voltò e prese altre due scatole. “Qualche binario e una nuova locomotiva piaceranno a Stefano…” pensò sorridendo.
Tornò al tavolo di cucina per leggere l’ultima lettera. Era più lunga delle altre…
“Oh perbacco”!” disse una volta finito di leggere… “Non c’è tempo da perdere.” Lasciò le lettere sul tavolo, si alzò e andò a mettersi il cappotto. Fece fatica ad allacciarlo e gli toccò ammettere che la sua pancia era cresciuta ancora… Una volta in cortile si rese conto che faceva molto freddo. Ciononostante montò in bicicletta e si diresse al mercato della piazza dove stava la signora Angelina, accanto alla piccola bancarella dove aveva disposto le sue bambole. “Vorrei una di queste bambole!” le disse “La più bella!” aggiunse. “Allora prenda Caterina,” rispose la donna indicandogli una brunetta con le trecce e un bel vestito color albicocca. “è la mia preferita!” concluse.
“Va bene, Caterina” rispose Beppo prendendola con delicatezza, “tu vieni con me..”. La signora Angelina gli fece un bellissimo pacchetto, lui pagò e rimontò in sella alla sua bici. Una volta tornato a casa incartò bene anche stazione, locomotiva e binari. Poi si preparò da mangiare, lanciando ogni tanto un’occhiata all’ultima lettera che stava ancora aperta sul tavolo. Tutte le volte si grattava la testa… Durante il pomeriggio lavorò alla libreria dove la gente entrava a frotte per gli ultimi acquisti e così anche il giorno dopo.
Era la vigilia di Natale, tutti correvano come formiche, quasi stesse per finire il tempo. Anche il vecchio libraio era un po’ eccitato, qualche pensiero gli scappava a quella lettera… Finalmente arrivò l’ora di chiudere bottega; Beppo acquistò la più bella edizione delle avventure di Pinocchio e poi chiese di poter avere uno dei fiocchi che si usavano per abbellire i pacchetti. Prese il più grande: rosso fiammante, pareva una dalia.
Fuori aveva cominciato a nevicare e il vecchio arrivò a casa intirizzito.
“Non c’è tempo da perdere!” aveva pensato il giorno prima, ma adesso il tempo gli sembrava non passasse mai… Si fece un tè, si scaldò i piedi nelle vecchie ciabatte di lana grigia, si lavò e si mise il vestito della domenica; coccolò distrattamente Barba e accese le luci del suo piccolo albero di Natale. Poi, quando la mezzanotte si stava finalmente avvicinando, mise i suoi pacchetti in un sacchettone, si infilò cappotto, berretto, guanti e, prima di uscire, prese anche il grande fiocco rosso e la quarta letterina per Babbo Natale.
Scendendo le scale pensò che sarebbe stato proprio bello trovare una slitta con quattro renne pronta a partire… ma a lui toccò salire in groppa alla sua fedele bicicletta ed avviarsi con prudenza perché la prima neve si stava attaccando all’asfalto.
Lasciò i suoi pacchetti davanti alle porte delle case dei bambini che gli avevano scritto e poi fece quello che di solito fanno i monelli. Suonò il campanello e si allontanò di corsa…
Mancava poco a mezzanotte quando il vecchio libraio parcheggiò la sua bici in una piazzetta. Si appoggiò al lampione e, col naso in su, ammirò il gioioso disordine dei fiocchi di neve. Sospirò. Prese dalla tasca la lettera e la rilesse. Aveva dimenticato gli occhiali ma oramai la sapeva quasi a memoria:
“Caro Babbo Natale, mi chiamo Alessandro e ho già otto anni e mezzo. Ho tanti giocattoli e molti libri perciò da te vorrei un regalo proprio speciale. Solo tu puoi esaudire il mio desiderio: io vorrei un nonno, un nonno tutto per me. Vorrei che sapesse tante storie e avesse tempo per raccontarmele, vorrei che gli piacesse giocare e che avesse tempo per farlo. Vorrei che fosse vecchio e saggio ma anche un po’ briccone e… goloso. Vorrei che venisse a prendermi a scuola e che, camminando, mi raccontasse di quand’era giovane. Vorrei che non avesse mai fretta. Caro Babbo Natale, ti prego, trovami un nonno così, convincilo a salire sulla tua slitta, mettigli un bel fiocco rosso al collo e digli di suonare il campanello di casa mia! Per piacere!”
Beppo il libraio ripiegò la lettera e se la infilò in tasca; dal sacchetto prese quel gran fiocco rosso che pareva una dalia e se lo sistemò vicino al primo bottone della camicia. Poi, mentre le campane cominciavano a suonare si avvicinò ad una porta e suonò il campanello. Questa volta però, col cuore che batteva forte e i fiocchi di neve che gli mulinavano intorno, rimase ad aspettare che qualcuno venisse ad aprire…