Poesia – Premio Letterario Internazionale Merano-Europa – Seconda Edizione – 1997
Marcella Artusio Raspo
Il giardino d’inverno
Nel giardino boreale abitato da pallide statue
immerse in un sonno remoto
foglie scavate come volti sconfitti
velano epigrafi illeggibili.
Sotto il busto dell’imperatore
travolto dalla nebbia dell’esilio
un vecchio sfoglia pagine sgualcite di un giornale
e ripensa stagioni di ginepro, di fieno maturo,
di donne corpose grondanti profumi di sensi.
Nella scia biancastra del gelo
calpesto noia e solitudine
ai confini di sorde porte.
Vuoto nell’anima,
tormento di parole irrisolte,
il circo Barnum della vita
bruciato nei falò dei feticci
gettati alle spalle,
sentore di morte
nella quotidianità di una commedia di maschere.
Su un viottolo appartato tu attendi con triste consapevolezza
di cogliere frammenti di esperienze intrecciate
e di avvolgere la mia fragilità
nell’ombra sommessa del tuo linguaggio.
Un’ultima foglia
sfida la fiamma dei nostri sguardi
e si arrende sul limite dell’imponderabile.
Riflessi speculari
Sogno di rosso stemperato
in uno sgretolio d’acqua spenta,
scoloriture di memoria
sospese su lagunari smarrimenti.
Pulsare di Venezia
nelle viscere di fantomatiche navi
in rotta verso l’arida Cipro,
corrose caverne di dalmati
naufragi.
Il labirinto,
ancestrale nodo di silenzio
mi avvolge in teorie di campielli
segnati dall’oscuro genio
di artisti vagabondi.
Un bordeggiare di note
sale nella nebbia dei sensi.
Sento il mio sguardo
sciogliersi nell’antico incanto,
sintonie di voci fuggono leggere
agli angoli di frammentarie intuizioni.
Un cono di luce
penetra l’albeggiare del mio essere
assorto nell’intreccio
di misteriose pietre.
La morte sfiora le inquiete labbra
della vita
e migra nel buio
di polverosi scrigni.
La cattedrale
Nella bruma sospesa di un’alba attonita
una teoria di vescovi in viola
taglia lo spiazzo immobile
della cattedrale deserta
bianca di silenzio.
Rintoccano le ore su pallidi viandanti
negli scali della coscienza
intabarrati di noia.
Come un automa mi aggiro tra vie sepolte
da storie senza profili
dimora provvisoria di surreali presenze
in una mappa sconosciuta
di paesi dell’anima
aggrappati ad affioranti atolli.
Su cartoni bruciati
dorme la stanchezza inutile
di desolate vite.
Lo sferragliare di un treno
nella calma ovattata
evoca voci roche
perse nel brusio del mondo.